di Cristina Gioia Di Camillo e Fabrizio Torsani
State passeggiando lungo le coste della Sardegna, siete rapiti dalla visione mozzafiato del mare cristallino e dall’aria ancora frizzante del mese di maggio. All’improvviso vi accorgete che i vostri piedi calpestano un’insolita scia azzurra che si snoda a perdita d’occhio su tutta la spiaggia.
Vi soffermate a guardare e notate che la scia è composta di una miriade di piccoli dischi gelatinosi, colorati di un azzurro intenso, quasi
ipnotico. Si tratta delle “barchetta di San Pietro” o Velella velella, organismi coloniali simili a piccole barche a vela, in grado di galleggiare sulla superficie del mare ed essere
sospinte dal vento. Quasi tutti gli anni, all’inizio della primavera, non è raro assistere a uno spiaggiamento di questi animali che, a causa delle mareggiate, si ammassano in grandi quantità
lungo le coste del Mediterraneo e in particolare del Mar Tirreno.
Proprio la scorsa settimana, lungo la costa situata poche miglia a sud dell’AMP di Tavolara e Capo Coda Cavallo, si è verificato uno spiaggiamento massivo di Velella velella,
probabilmente causato da diversi giorni di scirocco intenso.
Le velelle sono Cnidari, proprio come le meduse, gli anemoni o le madrepore, sono carnivori e si cibano di uova e larve di pesci e crostacei che
si trovano nelle immediate vicinanze della superficie; possiedono cnidocisti, organelli urticanti tipici degli Cnidari, ma la loro tossicità è blanda e non rappresenta un problema per gli esseri
umani. Il caratteristico colore blu che le contraddistingue è dovuto alla presenza di pigmenti carotenoidi (astaxantine), utilizzati come fotoprotettori. Velella velella ospita
zooxantelle simbionti, così come le sclerattinie responsabili della costruzione delle barriere coralline. Poco si conosce della natura del rapporto simbiontico in questa specie, ma si ritiene che
le microalghe si avvantaggino dell’ambiente protetto e della disponibilità di CO2 e prodotti di rifiuto della colonia, mentre l’idrozoo ne ricavi nutrimento e ossigeno.
La riproduzione asessuata avviene mediante la formazione ed il rilascio di minuscole meduse da parte dei gonozoidi. Le meduse sono a sessi separati e svolgono la riproduzione sessuale emettendo i
gameti maschili e femminili che, fondendosi, producono zigoti; questi affondano nella colonna d’acqua fino a profondità di 600-1000 m e schiudendosi danno vita a delle larve. Il primo stadio
larvale conosciuto è detto conaria, ma potrebbero esistere altri stadi non ancora osservati. Le conarie vanno incontro a una serie di cambiamenti morfologici e risalgono la colonna d’acqua,
compiendo quel processo di maturazione che porterà le colonie adulte ad apparire sulla superficie.
La comparsa improvvisa di enormi quantità di organismi marini prende il nome di bloom (fioritura). I bloom avvengono soprattutto in primavera e in autunno e sono probabilmente innescati da
variazioni di temperatura e aumento della concentrazione di plancton.
La repentinità della comparsa di bloom massivi di questa specie fa ipotizzare che parte delle uova fecondate o dei primi stadi larvali sia in grado di arrestare il proprio sviluppo per formare
delle cisti, ossia degli stadi di resistenza bentonici. Queste, atte a superare periodi avversi, con scarse risorse alimentari e/o temperature troppo basse, probabilmente si schiudono tutte
insieme all’instaurarsi di condizioni nuovamente favorevoli, riprendendo il ciclo vitale da dove si era interrotto e generando le colonie adulte.
È incredibile rendersi conto di quanti interrogativi possa porre una singola specie e di quanto poco si conosca di un organismo che pure è stato descritto da Linneo 250 anni fa e vive in un
ambiente facilmente accessibile all’uomo; sono stati effettuati pochi studi ecologici su questa specie, ma la sua presenza sembra essere notevolmente aumentata negli ultimi anni, forse a causa
del riscaldamento globale e della diminuzione delle tartarughe marine, voraci predatori di Velella. Dato che il target alimentare di questi organismi è rappresentato da uova e larve
di pesci e crostacei, l’aumento della frequenza e dell’entità dei bloom potrebbe causare diminuzioni degli stock ittici con importanti ripercussioni ecosistemiche ed economiche.
Mentre le segnalazioni degli spiaggiamenti di velella sono abbastanza frequenti (è difficile non notare le imponenti scie azzurre lungo le coste), i punti di origine dei bloom degli organismi
gelatinosi sono sconosciuti.
Sarebbe molto interessante sapere dove e quando si verificano dei bloom per poter meglio comprendere il ruolo ecosistemico diVelella velella. Il progetto “The International CIESM
Jellywatch Programme”, in collaborazione in Italia con l’Università del Salento, si occupa da anni di raccogliere le segnalazioni di avvistamenti di meduse, tra cui anche la Velella
velella.
Potete inviare le vostre segnalazioni a: postmaster@reefcheckitalia.it oppure al sito
http://meteomeduse.focus.it così facendo darete il vostro contributo ad accrescere la conoscenza di questi meravigliosi
organismi.
Scheda della specie
Phylum: Cnidaria
Superclasse: Hydrozoa
Classe: Hydroidomedusae
Sottoclasse: Anthomedusae
Ordine: Capitata
Sottordine: Zancleida
Famiglia: Porpitidae
Genere: Velella
Specie: velella
Velella velella è un idroide coloniale caratterizzato da uno scheletro
chitinoso, costituito da un disco dotato di camere d’aria e da un’alta cresta triangolare a guisa di “vela”; queste strutture ne consentono il galleggiamento e il movimento passivo ad opera di
correnti e vento. Le velelle si pongono nella direzione del vento e veleggiano a circa 40° gradi sottovento; se rovesciate riacquistano rapidamente la posizione originale. La progenie di questa
specie mostra polimorfismo nell’orientamento della vela, che può essere sinistrorsa o destrorsa; si ipotizza che le differenti forme di questo animale siano presenti, sotto forma di larva, al
centro dei bacini dove si riproducono, e che il vento e le onde presenti durante lo sviluppo e la crescita causino il movimento delle due forme in direzioni opposte verso le coste.
Velella presenta una colonia polimorfica, così costituita:
- al centro del disco un grande polipo alimentare (gastrozoide), di forma tubulare e dotato di
bocca;
- attorno a questo, molteplici polipi riproduttivi (gonozoidi), che svolgono anche funzione
alimentare;
- ancora più esternamente, numerosi polipi difensivi (dattilozoidi) a forma di tentacolo e privi
di bocca;