“IO HO VISTO L’ EPIZOANTHUS ARENACEUS!!”
Un titolo un po' insolito per una relazione, ma sono sicura che chi ha partecipato al corso Ecodiver MAC presso il Dive Planet di Rimini sorriderà ripensando all'immersione al Relitto Paguro, ma procediamo con ordine anche per chi non c'era. Chiaccherando con subacquei di ogni parte d'Italia quando il tema della conversazione verte sulle immersioni in Adriatico questi "storceranno il naso” ed esclameranno un sarcastico "Bello!".
Per chi non conosce questo mare e la biodiversità che cela, esso appare
cupo, freddo e con poca vita; in prima approssimazione è vero: l'acqua è spesso torbida a causa del fondale siltoso e sabbioso, fredda, ma l'errore più grave è pensare che sia spoglio di
"vita"!
Durante il mese di maggio trainer di Reef check Italia si sono alternati nelle presentazioni del corso Ecodiver illustrando le differenze fra reef tropicale e reef coraligeno,
l'importanza ecologica degli organismi selezionati dal progetto dimonitoraggio ambientale costiero in relazione ai cambiamenti globali e le modalità di censimento visivo utilizzando
le schede MAC dell' Adriatico e del Mediterraneo dopo aver approfondito le motivazioni scientifiche e di ricerca che stanno alla base della loro stesura. I numerosi corsisti, inizialmente curiosi
e timidi, col susseguirsi delle serate e l'aumentare delle loro competenze hanno scoperto il "loro" mare: quell' Adriatico in cui si immergono abitualmente e dai più snobbato per
ignoranza.
L'immersione di fine corso con la raccolta dati è avvenuta presso il Relitto
Paguro: una piattaforma metanifera esplosa e affondata nel 1965 a causa di una trivellazione che intaccò un giacimento di gas sottostante a quello oggetto della perforazione. Ora
costituisce un reef artificiale molto suggestivo non solo per chi ama le immersioni sui relitti, ma anche per chi è interessato alla biologia del luogo: le strutture metalliche infatti hanno
favorito la colonizzazione di complesse comunità bentoniche costituendo una nicchia ecologica nell' alto Adriatico di notevole interesse scientifico.
Arriviamo al punto di immersione in circa quaranta minuti guidati da Capitan
Steve e appena ci immergiamo constatiamo che la visibilità è buona e l'acqua non così fredda come pensavamo. Fin dai primi metri individuiamo facilmente gli organismi sessil: mitili, ostriche,
poriferi e, per i partecipanti, l'ormai riconoscibilissimo zoantinario bianco Epizoanthus arenaceus; quest'ultimo è un organismo difficile da avvistare in Mediterraneo mentre sul
Paguro è visibile in estese colonie sulla maggior parte delle travi del relitto e sui gusci dei mitili.
Diversi ragazzi del corso si avvicinano ai trainer, che li hanno accompagnati
sott’acqua, per chiedere entusiasti conferma dell'avvistamento e segnalarlo nella scheda MAC.
Mentre ci avventuriamo nel relitto si aggiungono nuovi compagni di immersione: qualche corvina (Sciaena umbra), diversi saragi (Diplodus spp.) e tante castagnole (Chromis
chromis). Un curioso grongo (Conger conger) si affaccia dalla tana mentre tra i crostacei c'è chi è riuscito a scorgere l'astice Homarus gammarus. Tante
infine sono le flabelline di diverse dimensioni e le ofiure o stelle serpentine che dal disco piatto centrale articolano lunghe e sottili braccia ad abbracciare il substrato.
Rientrati al centro diving Dive Planet, che offre un'ottima base logistica ed
organizzativa per le immersioni in Adriatico, inseriamo i dati raccolti nel visual census dando così il nostro contributo alla ricerca e alla salvaguardia dei fondali. Ciò che
emerge dalla giornata è la consapevolezza tra i nuovi ecodiver di aver fatto un’immersione con altri occhi: non è necessario percorrere chilometri sott'acqua per "vedere qualcosa", ma è col
riconoscere e col voler conoscere la flora e la fauna marina che riusciamo ad apprezzare a pieno la ricchezza che il mare ci dona in pochi centimetri ogni volta che ci immergiamo.
Eva Turicchia
Coordinatrice Subacquei Volontari Mar Adriatico Nord